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sabato 8 giugno 2013

Maculopatia: il businness della Degenerazione Maculare. Ma la prevenzione si fa con l'Alimentazione (1° Parte).

La Degenerazione Maculare è da qualche settimana al centro dell'attenzione: un nuovo spot "pubblicitario" (permettetemi il termine per ora, poi capirete perchè dico questo!) anche detto "campagna di sensibilizzazione per la prevenzione", sta andando in onda sulle reti TV della RAI e presto verrà trasmesso anche sulle reti Mediaset: ti mettono in guardia sull'importanza della diagnosi precoce della Degenerazione Maculare.

Nello spot un anziano signore è il protagonista con i suoi nipotini perchè questa "malattia" ha a che fare principalmente con le persone anziane e può portare alla cecità senile; approfittando dello spot ti fanno subito un test chiedendoti di guardare un reticolo nero su fondo bianco con in centro un punto nero, chiedendoti di verificare che la tua visione non sia carente nel centro di questo reticolo che viene mostrato sullo schermo del tuo apparecchio televisivo. Ottima esca! Molti di quelli che guarderanno lo spot, decideranno di andare da un Oculista perchè hanno intravisto qualcosa di sospetto, hanno i primi sintomi della paura di esserci dentro e si appresteranno giustamente a fare accertamenti per mettersi tranquilli o eventualmente affidarsi alle terapie previste.
Prima di parlarvi del rapporto Alimentazione e Malattie Oculistiche mi permetto di introdurvi al mondo "fruttifero" della sanità in Italia e nel mondo.
Infatti, col mio atteggiamento di pormi un po' sospettoso  rispetto a queste grandi attenzioni che, "non so chi" ma, qualcuno ha nei confronti della salute pubblica riuscendo a spendere soldi anche per il tempo di farti un test direttamente in TV, ho voluto fare una piccola indagine per chiarirmi le idee sulla possible poca eticità che sta sotto tutto questo.
Per metterti nella condizione di temere di essere affetto dalla Maculopatia degenerativa, di cui la maggior parte di noi ha mai avuto diretta esperienza perchè poco frequente sotto i 50 anni di età, qualcuno ha speso soldi per pagare, immagino profumatamente, la TV per questo spot.
A me purtroppo giunge normale il sospetto che ci sia sotto un particolare motivo; ormai ho maturato una sorta di diffidenza cronica nei confronti dell'attenzione alla salute che si ha nel mondo occidentale.
Il mandante di questo spot è la Fondazione Bietti, storica istituzione che ha maturato nel tempo una certa fama anche a livello internazionale, guadagnandosi gli elogi e la fiducia di istituzioni americane di una certa rilevanza. La terapia precoce rappresenta un concetto essenziale che lo spot pubblicitario della Fondazione Bietti vuole portare a conoscenza del pubblico maggiormente esposto.
La Fondazione Bietti nacque come società senza scopo di lucro ma alla fine degli anni 90 anche in Italia si prese coscienza del vantaggio di un sistema che offre un'operatività più agile come quella sperimentata per quasi 20 anni dalla Fondazione Bietti; molte istituzioni, anche universitarie, cercarono un passaggio verso questa forma istituzionale, che ha trovato accoglimento nel Decreto Legislativo 288/2003 che ha creato la figura degli Irccs (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico).
Sulla base dell'ampia mole di lavoro svolto in campo scientifico e del prestigio internazionale di cui gode, la Fondazione Bietti ha ottenuto il parere favorevole del ministero della Salute e l'approvazione della Conferenza Stato-Regioni per trasformarsi in questa nuova figura giuridica e, da quel momento, ha ricevuto numerose proposte che implicano il passaggio a un'attività lucrativa, unica in una Paese dove lo Stato non considera da tempo la ricerca scientifica come un bene primario e i privati non hanno sviluppato la cultura delle donazioni. Nonostante la determinazione a rimanere una Onlus, un'organizzazione senza fini di lucro, la Fondazione Bietti esplora nuove soluzioni attuabili in rapporto al suo nuovo assetto legale di Irccs. 
Nell'Agosto del 2012 il quotidiano "la Repubblica" pubblica l'articolo che potete leggere QUI :

la Fondazione Bietti si insinua nell'Ospedale Oftalmico di Roma ottenendo in gestione alcuni posti letto; questa "collaborazione" costa alla ASL RmE il 25% dei rimborsi dei ricoveri liquidati dalla Regione senza spese o costi a carico della Fondazione Bietti; collaborazione in cambio di fondi ovvero entrate senza uscite. Un modo per garantirsi delle entrate che mancano a causa di poco generosi donatori volontari.
Il Ministero della Sanità sostiene la Fondazione ma evidentemente non a sufficienza perchè sia autonoma nel pagare tutte le proprie attività.
Questo lascia prevedere che si debba fare qualcosa per "arrotondare" le entrate e non è difficile pensare che "qualcuno" lo si possa anche trovare abbastanza facilmente, magari nel campo delle malattie oftalmiche e delle industrie farmaceutiche alle quali i soldi non mancano di certo.
Introduco Novartis come industria del farmaco che ha grossi interessi nella cura della Degenerazione Maculare: guardate questo video che già ci fa capire qualcosa sul caso Lucentis (farmaco di Novartis, costo 1700 euro a fiala) e Avastin (farmaco di Roche, costo 20 euro a fiala); Novartis detiene il 33% delle azioni di Roche che misteriosamente decide di non procedere con gli studi clinici di Avastin che sicuramente gli porterebbero l'autorizzazione a far parte del listino italiano dei farmaci autorizzati dall'AIFA, l'Agenzia Italiana del Farmaco, per le cure a carico dello Stato. La perdita di 400 milioni di euro per le casse dello stato grazie a questo accordo tra Novartis e Roche è un costo che esce dalle tasche dei cittadini italiani, mentre nel resto del mondo l'Avastin si usa senza nessun problema. L'Antitrust sta indagando sul caso e speriamo che la verità venga a galla ufficialmente.

Ma tornando allo spot TV: la Fondazione Bietti ha a che fare con Novartis, e/o viceversa. Sicuramente l'una sostiene l'altra (Locandina Congresso Fondazione Bietti-Novartis) ed in qualche modo occorre ripagare; lo spot TV lo propone la Fondazione Bietti e Novartis ne trarrà i benefici perchè gli italiani Maculopatici verrano a galla e si rivolgeranno agli oculisti e ai centri di prevenzione i quali li rimanderanno alle cure a carico dello stato: il segugio Bietti stana le prede per Novartis.
Per non sbagliare Novartis ha un'altro colpo in canna: il nuovo farmaco Aflibercept (che di nuovo ha solo l'indicazione per la Maculopatia perchè è un farmaco già usato per il cancro al Colon retto), non più un anticorpo monoclonale ma un cosiddetto "VEGF.trap" per il ricco mercato USA (Aflibercept Novartis) e che in Europa potrebbe essere commercializzato da Bayer; esso non presenta grandi benefici rispetto ai suddetti Lucentis e Avastin se non per una riduzione del numero di iniezioni che compongono l'intera cura: "e chi glielo fa fare a Novartis di introdurlo sul mercato italiano? sarebbe solo una perdita netta!"
Per concludere dovreste avere la pazienza di vedervi questo Video che in pochi minuti mostra invece quali sistemi usa Novartis per adescare le sue prede con iniziative di visite preventive per assicurarsi del nuovo business.
Nella 2° Parte di questo tema (nel prossimo articolo) approfondirò il rapporto tra Degenerazione Maculare e Alimentazione, la vera causa potenziale di questa malattia.
Per ora ci è bastato capire come la speculazione sulla salute sia diventata una vera fonte di ricchezza: lo spot RAI e Mediaset alla fine sarà stato in qualche modo pagato da Novartis che ha voluto lasciar fare alla Fondazione Bietti per non esporsi in prima persona ma prendendosi tutti i vantaggi.


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