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mercoledì 12 giugno 2013

I 5 Tibetani: il 1° Rito

Il 1° Rito dei 5 Tibetani è la porta che ti conduce nella meraviglia di queste pratiche, tuttavia è l'unico dei 5 riti che può essere eseguito all'inizio oppure alla fine, quindi dopo il 4° rito. A me non piace posporre questo rito alla fine perchè ho la sensazione di tradire una tradizione, inoltre il primo rito, con la sua modalità rotatoria di esecuzione mi dice che sto iniziando la pratica energetica più potente per mettere in moto i miei Chakra, i vortici energetici che, come ho scritto nel precedente articolo del 27 Maggio 2013 , quando sono in armonia ed equilibrati, donano salute e longevità.
Il mio consiglio è quindi quello di eseguire il 1° Rito all'inizio della pratica.
In questo articolo sul 1° Rito Tibetano darò anche qualche indicazione utile per tutti e 5 i Riti.
L'esecuzione del 1° rito è molto semplice:
1) stando in piedi mettetevi in posizione con le braccia aperte orizzontali al pavimento, a formare una croce; le gambe sono vicine ed i piedi formano una specie di L sul pavimento, con il tallone del piede destro vicino a quello del piede sinistro ed il piedi aperti in modo da formare un angolo di circa 90°; la posizione dei piedi è pronta a dare il via alla rotazione. Piccoli spostamenti successivi dei piedi metteranno in moto la giostra.
2) ruotare in senso orario, da sinistra verso destra (nella stessa direzione delle lancette di un orologio se fosse disteso sul pavimento con la faccia in su) fino ad avere un senso di vertigine. Le prime volte che si esegue il 1° rito si possono fare poche rotazioni, non più di 6, consiglio di partire con 3.
Per non incorrere negli sbandamenti che il senso di vertigine procura, nell'esecuzione del 1° Rito si può adottare la "tecnica del ballerino": prima di iniziare la rotazione si mette a fuoco un punto o un oggetto davanti a sé, anche se il corpo ruota si continua a mantenere lo sguardo sul punto fisso; quando non si riesce più a mantener lo sguardo sul punto si può ruotare la testa velocemente andando a cercare nuovamente il punto davanti a sé. Ne consegue che mentre i corpo ruota ad una velocità "costante", la testa ruota ad intermittenza per mantenere lo sguardo sul punto fisso. E' più facile farlo che spiegarlo e nel video dimostrativo si può notare meglio come eseguire questa tecnica.


3) quando si decide di fermarsi, è sufficiente stoppare la rotazione, allargare le gambe (più o meno della stessa larghezza delle spalle) e utilizzare un semplice espediente per annullare il senso di vertigine che il 1° Rito ci procura: rimanendo in piedi, chiudere gli occhi e con i due pollici premere sulle arcate sopraciliari (nel video c'è lo zoom finale fatto da mia moglie). Daremo così un punto fermo al nostro corpo e il senso di vertigine scomparirà. Ci sono altri sistemi, come quello di chinarsi in avanti appoggiando le mani sopra le ginocchia e fissare un punto il alto sul soffitto, se c'è. Questa è anche la posizione di riposo del 1° Rito; si può rimanere in questa posizione per tutto il tempo necessario finchè il senso di vertigine scompare. Solo allora potremo passare al 2° Rito.
Quante rotazioni si devono fare?
Normalmente per iniziare a praticare i 5 Tibetani si eseguono 3 ripetizioni per ognuno dei Riti; praticandoli ogni giorno per una settimana, si può aumentare di 2 ripetizioni nella settimana successiva, ed ogni settimana successiva. Ciò vuol dire che dopo 9 settimane avremo raggiunto il numero massimo di 21 ripetizioni. Comunque, i 5 Riti Tibetani non mettono fretta e se si vogliono allungare i tempi per qualunque ragione (difficoltà nei movimenti o nella forza muscolare, o qualsiasi altra ragione) questo non è un problema: se anzichè dopo una settimana l'incremento di 2 ripetizioni viene fatto dopo 2 settimane, va bene comunque.
Per il 1° Rito i Lama Tibetani suggeriscono di non eseguire più di 12 rotazioni, così come loro fanno; il motivo è da ricercare nel grande potere stimolante che questo Rito apporta con la sua esecuzione, tanto che andare oltre la dozzina di rotazioni potrebbe col tempo iper-stimolare i Chakra al punto da depotenziarli.
Con quale velocità si devono eseguire i riti?
Anche la velocità di esecuzione non è un problema, ognuno deve eseguire i Riti con le proprie capacità nel momento in cui vengono praticati; con il tempo e la pratica costante ognuno trova il proprio ritmo e si potranno adottare i ritmi più consoni alle possibilità che di giorno in giorno il nostro corpo ci suggerisce.
Come si regola la respirazione?
La respirazione durante il primo rito è spontanea; se non ci si pensa, il corpo adotterà la miglior respirazione che è in grado di fare. Ciò non toglie comunque che è bene non rimanere in apnea. All'inizio potrebbe succedere di non respirare ma quando si prende un po' più di confidenza, occorre respirare, liberamente, ma occorre respirare.

Quando si eseguono i 5 Riti?
I 5 Riti Tibetani vanno eseguiti al mattino, a digiuno. Personalmente, dopo essermi alzato dal letto e visitato il bagno, eseguo per intero i 5 Riti cominciando dal 1°.
Con il tempo si possono eseguire anche in due momenti della giornata: il Maestro Andrea Serena mi ha insegnato che il numero di ripetizioni dei Riti possono anche essere suddivise in due volte nella giornata, al mattino e alla sera (tardo pomeriggio, prima di cena) in modo che il numero totale delle ripetizioni non sia superiore al numero massimo di 21.

Concentrazione. Durante la pratica dei Riti è bene concentrarsi sui movimenti che si eseguono; sarebbe un peccato pensare ai problemi dell'ufficio e perdere questa occasione di potersi concentrare su ciò che si sta facendo e su ciò che ci darà la giusta carica ed il giusto equilibrio per il resto della giornata. Occorre anche tenere il conto del numero delle ripetizioni che si fanno, a meno che qualcuno lo faccia per noi (molto improbabile!).

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