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sabato 18 maggio 2013

Cancro alla Prostata: carne e latticini alla sbarra degli imputati.

Secondo le statistiche il Cancro alla Prostata è il secondo in graduatoria, dopo quello al Polmone, in quanto a numero di morti per tumore nel sesso maschile del genere umano.
E' uno dei cancri diagnosticati con maggior frequenza: rappresenta il 20-25%  di tutti i tumori che affliggono gli uomini.
Se il Cancro al seno colpisce 1 donna su 8, il Cancro alla prostata colpisce 1 uomo su 11, ma quello che più sconforta è che il numero di nuovi malati è in aumento.


I dati che arrivano dalla Fondazione Veronesi dicono che in Italia questa patologia nel 2012 sarebbe stata causa di morte per circa 8000 persone. I carcinomi prostatici costituiscono il 20 per cento di tutte le diagnosi di tumore negli uomini sopra i 50 anni che nel 2012 si stimavano potessero essere di ben 36.000. L’incidenza della malattia è in continua ascesa: i malati diventeranno 44mila nel 2020 e circa 52mila nel 2030. Questo significa un aumento, in diciotto anni, di quasi il 45 per cento.
Il tumore prostatico non ha sintomi specifici e ben definiti. Per questo, molte volte, si arriva ad una diagnosi tardiva. I segnali che può mandare questa neoplasia riguardano soprattutto disturbi durante la minzione e problemi legati all''eiaculazione che possono però essere causati anche da fisiologici ingrossamenti della prostata. I sintomi compaiono solo se il tumore è abbastanza voluminoso da esercitare pressione sull’uretra.
Il test del PSA (Antigene prostatico specifico) è un test non altamente specifico ma usato nello screening del tumore prostatico; se il valore supera il 4 si procede ad approfondimenti diagnostici  con ulteriori sistemi per arrivare alla risposta definitiva.
Le notizie diffuse dicono che possiamo essere soddisfatti dei risultati relativi alla sopravvivenza dopo 5 e 10 anni, ma come al solito è tutto relativo, perchè se sei tra quelli che se ne sono andati capirai che razza di soddisfazione possono avere loro (se ce l'hanno ancora) o i loro parenti.
Ma perchè invece di fare pubblicità sui risultati di quello che è stato, per buoni o cattivi che siano, non si fa pubblicità su come evitare il Cancro alla Prostata? Perchè non si rendono pubblici gli studi veri con la stessa intensità con cui le Fondazioni e le Istituzioni chiedono il 5x1000? Perchè lo stile di vita che si deve seguire per ridurre al minimo o addirittura allontanare ogni possibile arrivo del cancro non viene insegnato già nelle scuole? Su quale deve essere la vera prevenzione al di là dei tanto sbandierati controlli dopo i 45 anni (e l'età limite si abbassa sempre più!)?
Questi sono i misteri occulti della scienza e della nostra società, che poi, per chi ha occhi e orecchie, forse tanto oscuri non lo sono più.
Si sa ormai che i dati scientifici mettono la dieta al primo posto per il ruolo primario che svolge nei confronti del cancro alla prostata. 


I dati sicuri indicano che ci sono differenze molto grandi nei tassi di cancro alla prostata in rapporto ai diversi paesi; i tassi sono elevati soprattutto nei paesi che adottano diete e stili di vita "occidentali"; gli uomini dei paesi in via di sviluppo che adottano diete occidentali o si trasferiscono nei paesi occidentali vengono più colpiti dal cancro alla prostata.
Nella letteratura ufficiale si riscontra che la relazione più eclatante si evidenzia tra il consumo di latticini e carcinoma prostatico: chi consuma più latticini registra una possibilità doppia di incorrere in questo cancro e ha 4 volte più possibilità di metastasi o morte di chi ne consuma in quantità ridotte. 
Ben 23 studi scientifici hanno correlato i consumi di proteine animali (carne, latticini e uova) ad un maggior rischio di carcinoma prostatico; 1 studio associa morte per cancro alla prostata e consumo di proteine animali (carne e latticini); 6 studi rivelano questa correlazione soprattutto negli uomini anziani.
Insomma, ancora una volta il consumo di proteine animali è associato al cancro. Cosa serve ancora per fare di queste conoscenze una base di insegnamento?
Vediamo ancora qualcosa di interessante: uno dei meccanismi studiati per dare un razionale ai dati scientifici di cui sopra si appoggiano alla presenza di un fattore di crescita cellulare (IGF-1) i cui livelli nel sangue aumentano quando si consumino cibi di origine animale; si è dimostrato che chi ha livelli di IGF-1 superiori alla norma, ha un rischio 5 volte superiore di sviluppare cancro alla prostata.
Esiste anche una proteina che ha il compito di disattivare l'IGF-1: ebbene chi ha bassi livelli di questa proteina affronta un rischio di 9,5 volte superiore di sviluppare questo cancro.
Un ulteriore meccanismo è legato invece alla Vitamina D, o meglio ad una forma "superattiva" di questa vitamina, una molecola che avrebbe la capacità di controllare il cancro, le malattie autoimmuni e altre patologie; le proteine animali avrebbero la tendenza a bloccare la produzione di Vitamina D superattiva ed un persistente basso livello di Vitamina D risulterebbe in cancro.
In più si sa che un apporto costantemente alto di Calcio crea un ambiente in cui il livello di Vitamina D superattiva diminuisce.
Se ci domandassimo quali sono gli alimenti che contengono proteine animali e calcio insieme, dovremmo rispondere: i latticini.
Cari Signori medici, avete in mano un potenziale immenso per fare prevenzione vera sul cancro con i vostri pazienti; qualcosa o qualcuno vi dice di non farlo perchè questo provocherebbe troppi danni all'industria delle carni, dei latticini, dei sistemi sanitari che consumano terapie farmacologiche e chirurgiche, fregandosene dello sfruttamento degli animali e anche del ben-essere della gente che dovreste curare.
Mettetevi una mano sulla coscienza e all'insaputa di tutti quelli che vi dicono di non farlo, sussurate nell'orecchio dei vostri pazienti: "non mangiare più carne e se ti piace il sapore del formaggio goditene solo un piccolo pezzo di tanto in tanto e ci vedremo alla festa dei tuoi 100 anni!" 

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